E chi avrà dato da bere soltanto un bicchiere d'acqua fresca ad uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà punto il suo premio (Matteo 10:42)
Non possiamo sapere quale sarà l'effetto di un piccolo gesto di gentilezza. Spesso rivolgiamo una parola di conforto a chi è scoraggiato, poi continuiamo il nostro cammino, senza pensarci più. Eppure quella semplice espressione d'incoraggiamento potrebbe aver salvato una vita dalla disperazione, aiutato un'anima smarrita a far ritorno alla propria comunità, o aver cambiato un corso dalle tenebre alla luce.
Quante volte, invece, preferiamo tacere, e ci mostriamo incapaci di uscire dai ranghi, proprio noi, che ci dichiariamo cristiani, esattamente laddove la Parola di Dio ci illustra una variopinta tavola di sentimenti e di manifestazioni carichi di entusiasmo e di trasporto per gli altri.
I nostri schemi religiosi a volte ci rendono prigionieri di idee preconcette, al punto che in noi si fa strada con fatica il gesto spontaneo, lo slancio generoso e l'impulso amorevole. Non possiamo sapere quale può essere la portata di una nostra parola.
Un sasso gettato nello stagno dà origine a piccole onde che si propagano lontano. Ciò che diciamo provoca spesso effetti inaspettati e in luoghi che non ci aspetteremmo. Succede lo stesso per le opere che compiamo per Cristo non possiamo inseguirle, né tracciarne la storia, ma la benedizione che ne deriverà non cesserà di portare frutto nella vita di quelli che ci circondano.
Ci saranno molte sorprese in cielo, quando conosceremo le conseguenze delle parole e delle opere che avremo propagato con amore e con generosità.
Meditazione tratta da adinapoli.it
Il sole non tramonti sopra il vostro cruccio (Efesini 4:26)
L'unico modo per rendere sempre bella la nostra vita e mantenerla dolce e armoniosa consiste nel giudicare la nostra condotta ed esaminare noi stessi giorno per giorno.
I conti vecchi sono difficili da saldare. Ogni tramonto del sole dovrebbe essere per noi il segnale che è giunto il momento di chiudere le varie partite rimaste ancora sospese. La giornata che sta per morire non dovrebbe lasciare ancora in vita una massa indistinta di sentimenti ostili, di rivendicazioni astiose, di stati d'animo dominati dal rancore.
E' giunta l'ora di deporre le inimicizie e di accantonare le controversie è il momento di promuovere la pace e di astenersi dai contrasti a oltranza. Nella notte suadente che fa capolino, prima ancora di poggiare la testa sul nostro letto, dobbiamo cessare le ostilità.
Qualunque sia la questione dibattuta che ha agitato la tua mente e turbato la quiete del tuo cuore, non lasciare i risentimenti sospesi a mezz'aria. La collera ha arrossato il tuo volto, ma ora, permetti che il colore dell'alba testimoni sul tuo incarnato che la tempesta è passata. La pace è un animale notturno si presenta con insistenza alla sera, perché proprio allora comincia un nuovo giorno. Ora, non domani mattina.
La preghiera serale dovrebbe essere sempre il momento in cui mettiamo a posto tutto ciò che durante la giornata non è andato per il verso giusto. Allora ogni sentimento di amarezza dovrebbe essere cancellato dal nostro cuore. La vita è troppo fragile per rischiare di avventurarci nell'oscurità della notte conservando rabbia e invidia.
Il sole non tramonti sopra il vostro cruccio, è un saggio consiglio. L'ira che lasciamo nel cuore stanotte sarà più difficile da debellare domani di quanto non lo sia oggi stesso. I sentimenti amari hanno una forza devastante e sviliscono un rapporto, quando vengono serbati e coccolati. Chi può dire dove porteranno? Possono trasformarsi in crimini, se non vengono estirpati dal cuore. La preghiera serale deve inondare d'amore tutta la nostra vita.
Meditazione tratta da adinapoli.it
Che dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per esser rivelata negli ultimi tempi (I Pietro 1:5)
Si racconta che un uomo di Dio fece iscrivere sulla propria tomba come unico epitaffio la parola custodito.
Siamo tutti custoditi dalla potenza di Dio in vista della salvezza suprema, se non cadiamo nelle tenebre della morte eterna. Soltanto coloro che conseguono il premio finale, giungendo fedelmente fino al traguardo, avranno accesso alla casa del Padre per partecipare alla gloria eterna.
Soltanto Cristo può aiutarci ad essere più che vincitori. La Sua morte sostitutiva, in vista del nostro riscatto, non sminuisce l'opera svolta singolarmente in ognuno di noi, volta a custodirci e a guidarci. Questa parte dell'azione redentrice e santificante è tesa a conferirci la forza per vivere, risollevandoci quando cadiamo e riportandoci a Cristo quando ci allontaniamo.
Se non fosse per il paziente, attento e instancabile amore di Gesù, nessuno di noi arriverebbe in cielo. Siamo custoditi. Questa custodia divina si manifesta in molti modi, non ultima quella che ci riservano i nostri cari.
Una madre, infatti, è la prima custode del proprio figlio, il porto sicuro in tutte le tempeste di questa esistenza. Ma qualora mio padre e mia madre m'abbandonino, il Signore mi accoglierà (Salmo 27:10).
Per tutta la vita, poi, Dio ci affida alle cure di uomini saggi che diventano aiuti preziosi per la nostra fede, ma questo non vuole mettere in ombra la reale presenza divina di cui godiamo costantemente e nella quale troviamo una perfetta e insostituibile protezione perché, di fatto, l'Eterno è colui che ti protegge (Salmo 121:5)
Meditazione tratta da adinapoli.it
Rallegratevi del continuo nel Signore. Da capo dico: Rallegratevi (Filippesi 4:4)
La Bibbia evidenzia l'allegrezza come elemento indispensabile della vita cristiana. Cristo espresse il desiderio che la Sua gioia fosse compiuta nei cuori dei discepoli. L'apostolo Paolo, quindi, esorta i credenti a rallegrarsi sempre, e parla della gioia come di aspetto del frutto dello Spirito.
L'allegrezza cristiana non è ilarità fine a sé stessa non s'identifica in una spensieratezza incosciente e frivola, né si riconosce in un'allegria forzata che strappa un sorriso ricorrendo a motti di spirito, spesso di dubbio gusto. Si può essere tristi e avere comunque la gioia del Signore nel cuore. Si tratta, infatti, di una felicità interiore, di una fonte che sgorga dal cuore e che è alimentata dalle sorgenti del cielo. Essa è parte integrante di quel carattere cristiano compiuto ed esemplare di cui ogni figliolo di Dio dovrebbe essere equipaggiato.
Appare evidente, però, che molti cristiani non possiedono l'allegrezza del Signore. Il loro spirito va su e giù come il mercurio nella colonnina del barometro al variare delle condizioni circostanti. Quando le situazioni vanno bene essi possiedono la gioia quando queste diventano difficili o dolorose essa svanisceDovremmo sapere come ottenere la gioia di Cristo.
Uno dei segreti è l'assoluta devozione alla volontà di Dio. Un altro è il servizio reso agli altri. Soltanto imparando a vivere una vita d'amore, non per essere servito, ma per servire, possiamo trovare una letizia vera e profonda. Come credenti faremmo bene a prestare ascolto al detto popolare che suggerisce di diffidare dalle persone che non ridono mai perché sono poco serie.
La vita del cristiano dovrebbe essere pervasa da uno spirito esuberante, ispirata a una letizia che sovrasta le situazioni e che non soccombe alle circostanze. Ogni abnegazione o sacrificio d'amore per gli altri aumenta la gioia del credente. Giungiamo alla vita cristiana ideale soltanto quando l'allegrezza vive nel nostro cuore e risplende sulla nostra vita.
Meditazione tratta da adinapoli.it
Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso la fonte (Giovanni 4:6)
Fra tutte le immagini dell'Evangelo, poche offrono un quadro di Cristo più dolce di quello che traspare da queste parole. Egli aveva viaggiato sotto il sole per tutto il giorno e giunto presso una fonte si sedette. Era stanco, affamato e assetato.
Questa immagine di Gesù parla soprattutto alle persone stanche. In altri brani troviamo l'immagine del Signore utile per colui che è tentato, per chi è nel lutto ed è triste, per chi si ravvede, per la madre e il bambino, per il cieco, il sordo, lo zoppo, il perseguitato. Questa, comunque, è l'immagine di un uomo stanco. Questa è una delle Sue esperienze che possiamo comprendere meglio.
Mentre Lo vediamo guarire, insegnare, risuscitare i morti, essere trasfigurato, Egli è molto al sopra di noi, e non possiamo entrare nei Suoi sentimenti. Ma nella Sua stanchezza, dopo un lungo viaggio, Egli è affaticato proprio come noi, e possiamo immedesimarci nella Sua condizione. Ci conforta il fatto che Egli è ora in grado di simpatizzare con noi quando siamo stanchi, perché quel giorno, anche Lui conobbe la stanchezza.
Quando abbiamo lavorato duramente per tutto il giorno, e siamo stanchi e deboli, ricordiamoci di quest'immagine: Gesù, con i piedi indolenziti e pieno di polvere, che si siede esausto su una pietra. Persino nella Sua gloria non si è dimenticato di come si sentì quel giorno, e quando ci vede nella nostra stanchezza, il Suo cuore si fa tenero. Ci guarda con compassione, e ci benedice dandoci forza e gioia.
Tutte le persone il cui lavoro è duro, e che spesso si ritrovano stanche, incornicino questa immagine nella loro mente, e la tengano sempre appesa alla parete del proprio cuore.
Meditazione tratta da adinapoli.it
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